Il ruolo dominante della Donna nell'arte presepiale: non solo nel ruolo di madre ma simbolo di forza, affetto e positività.

C'è un tema ricorrente nei Capitoli del Vangelo che Luca dedica all'infanzia di Gesù, quelli cui il presepe, o per meglio dire, la grande scena della Natività riassume nella sintetica affermazione: "Gesù nacque a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode", deve la sua primigenia ispirazione.

È il tema che potremmo definire della supremazia femminile nel campo dei personaggi, infatti se c'è un protagonista che lega loro i vari episodi, questi è senza dubbio Maria.

E non solo, prima ancora che la Madonna entri in scena troviamo Elisabetta, poi la Vergine ed Elisabetta insieme, poi ancora la profetessa Anna.

Si noterà la presenza anche di alcuni uomini: Giuseppe, il sacerdote Zaccaria, Simeone; ma a ben vedere, in questo universo di donne, essi appaiono o con connotazioni negative (ed il caso di Zaccaria, marito di Elisabetta e padre di Giovanni il Battista, punito per la sua incredulità) o stanno sullo sfondo come Giuseppe.

Quanto a Simeone, che profetizza sul destino di Gesù e annuncia a Maria i suoi dolori, appare quale un interlocutore della Vergine, chiamato in causa insomma per accentuare il ruolo della madre di Cristo.

Nei vangeli apocrifi questa supremazia di Maria e di altri personaggi femminili viene pienamente accettata; il cosiddetto Protovangelo di Giacomo, il più antico di essi, è interamente dedicato a Maria, e svela ulteriori sviluppi.

Ecco quindi che comparire Anna, madre di Maria, e la levatrice castigata per aver dubitato della verginità della Madonna. Ciò ha segnato non solo la teologia ma anche gli sviluppi dell'iconografia sacra dove appunto alle donne è stato dato uno spazio di grande rilevanza.

Forse in nessuna altra religione al mondo, se si esclude quella greco-romana, si è mai avuto un così grande numero di protagoniste al femminile, sante e martiri che hanno ricalcato in modo scrupoloso le orme delle donne presenti nei Vangeli.

Ciò ha portato alla creazione di una vastissima galleria di personaggi e di situazioni cui l'arte di ispirazione sacra ha attinto con costante frequenza.

Basti pensare alle innumerevoli tavole che Raffaello ha dedicato alla Madonna col Bambino o con quale frequenza ricorra la raffigurazione della Sacra Famiglia al femminile (una su tutte: la Vergine, Sant'Anna e il Bambino di Leonardo), per comprendere l'attenzione dedicata dagli artisti, a partire dall'indicazione evangelica, alla sfera femminile.

Eppure paradossalmente questa lettura al femminile dei Vangeli dedicati all'infanzia di Cristo non hanno trovato immediato riscontro nella cultura del presepe.

In quelli più antichi, cominciando proprio dal primo tentativo di san Francesco, che peraltro somigliava più alla sacra rappresentazione del presepe vivente, piuttosto che ad un presepe vero e proprio, non c'è traccia di donne esclusa ovviamente Maria.

Rigidamente fedeli al modo in cui i Vangeli raccontano la Natività, i primi presepi si limitano a mettere in scena i pastori e i Re Magi, ovvero solamente gli attori maschili.

E così sarà almeno fino alla fine del 500 quando, con il nuovo impulso sulla predicazione dato dalla Controrifornia, il mondo delle donne acquista improvvisamente una centralità inaspettata.

Questo è reso possibile grazie alla straordinaria spinta congiunta di due elementi: il primo, frutto dallo scontro teologico con il protestantesimo e volto ad esaltare la funzione di Maria come mediatrice del rapporto tra fedele e Dio; mentre il secondo, soprattutto grazie all'intelligente e assidua opera dei gesuiti, finalizzato a rendere il presepe come uno dei momenti di massima partecipazione devozionale del popolo cattolico, attraverso la totale identificazione tra i personaggi e i fedeli.

Ed è proprio per merito di queste opere che la sfera femminile entra a pieno titolo nell'arte presepiale, il quale diventa in questo modo lo specchio fedele di una realtà fatta di persone e mestieri,e quindi uomini e donne chiamati nella loro specificità e in pari misura, a condividere la gioia per la nascita di Gesù: un evento, è bene ricordarlo, che non deve restare isolato ad un tempo lontano, ma deve essere rivissuto ogni Natale, per impegnare i fedeli in quella che i teologi chiamano la "renovatio fidei", di cui, con felice intuizione, il presepe è stato chiamato ad essere, ed e diventato, il grande palcoscenico.

MADRI PROTAGONISTE

Il mutamento di prospettiva è radicale, per alcuni versi persino rivoluzionario. Non soltanto le grandi escluse, le donne, iniziano ad affollare la scena, ma lo fanno in nome di una logica allo stesso tempo teologica e umana.

Se Maria, una donna, è il modello per eccellenza, è alle donne che il messaggio è principalmente rivolto, e non potrebbe essere diversamente: esattamente come la Madonna, conoscono le sofferenze del parto e la felicità per la nascita di una nuova vita.

E ancora come la Vergine, in un'Europa squarciata da terribili guerre di religione, esse vivono con terribile frequenza e nel più profondo dell'anima, il dolore per la perdita di un figlio ucciso in giovane età.

Sia che vivano in piccoli borghi sperduti o all'interno di grandi città, questa mescolanza di felicità e tragedia le riunisce in modo implacabile.

Rappresenta quindi lo specchio della loro vita: qualunque sia il loro stato sociale, siano esse popolane o aristocraliche, contadine o borghesi, fantesche o donne di corte, esse sono biologicamente e psicologicamente le uniche in grado di sentire Maria come vera compagna.

E ciò consente loro di uscire dalla tradizionale subalternità e di rivendicare un posto nel campo della devozione popolare.

Per capire pienamente in che maniera l'irruzione della donna sulla scena presepiale è così preponderante, alle due ragioni che abbiamo accennato, quella teologica e quella umana, dobbiamo aggiungerne una terza che potremmo definire di natura squisitamente estetica.

Chiamati a riempire lo scenario della Natività di figure femminili, i presepisti, fino a quel momento costretti a limitare la propria creatività agli Angeli e ai Magi, si vedono spalancare davanti la grande possibilità di dare finalmente una svolta di varietà e più movimento alle loro opere.

Da questo momento tutta la ricchezza del mondo femminile si offre alla loro fantasia e abilità: visi e corpi di varie età, abiti poveri o sontuosi, donne umili o di alta condizione sociale.

Quale che sia il materiale con cui vengono realizzate le statuine, è la decorazione attraverso la pittura o i tessuti ad assumere il ruolo di primo piano.

La corsa, appena accennata a ridosso della Controriforma, diventa irrefrenabile con il passare degli anni e lo sviluppo del presepe. Il monotono mondo cromatico maschile (non è che la lunga teoria dei pastori offrisse molto, da questo punto di vista) viene improvvisamente vivacizzato.

I rossi, i viola, i bianchi, i verdi, gli azzurri, i gialli, fanno la loro comparsa sulla scena della Natività.

Per non parlare di gonne, crinoline, guardinfanti, mantelle, grembiuli, veli, scialli e gioielli che permettono ai presepisti di fare sfoggio delle più diverse e raffinate tecniche artigianali.

Il risultato di questa svolta radicale e decisiva, impressa al presepe dalla Controriforma e giunta a completa maturazione nel Settecento, è tuttora sotto i nostri occhi, non solo nei musei e nelle chiese di mezza Europa, dove si conservano le più antiche e preziose opere presepiali, ma anche sulle odierne bancarelle per le strade delle città o nelle nostre stesse case, se già possediamo un presepe.

Ovunque e comunque la presenza di personaggi femminili è un dato costante, conclamato e soprattutto irrinunciabile.

Del resto come ormai sappiamo il presepe, a partire da quello napoletano prima, e romano poi, è un piccolo mondo in miniatura, specchio fedele di quello reale che lo circonda e lo crea.

E un mondo senza donne sarebbe stato non solo più noioso, ma del tutto incredibile.